Sergio Friscia
Propongo un'intervista a Sergio Friscia, attore, comico e
showman siciliano.
Quando hai capito che il mondo dello spettacolo sarebbe
stato il tuo "mondo"?
L'ho capito un po' troppo presto se consideri il fatto
(reale) che sono l'unico caso di bambino al mondo espulso dall'asilo !
Sembra una battuta ma mia mamma può testimoniare... Ero un
pericolo pubblico ! Sempre iper attivo e smanioso di stare al centro dell'attenzione.
Alle scuole elementari durante la lezione la maestra mi
faceva stare alla cattedra a raccontare storie inventate sul momento ai miei
compagni.
Da sempre mi sono divertito a fare le imitazioni dei miei
professori e dei miei parenti.
Il mio privo spettacolo l'ho fatto in seconda media, a fine
anno scolastico, davanti a circa mille persone.
Come è nato il personaggio "Di Giovanni settimo
piano", che ti ha portato tanta fortuna, soprattutto agli inizi della tua
carriera?
Già dai tempi della gavetta, tra villaggi turistici, radio e
cabaret della Sicilia, mi divertivo a creare dei personaggi, prendendo spunto
dal mio spiccato senso dell'osservazione
di tutto ciò che mi circondava. La maggior parte dei miei
personaggi sono nati proprio così. Il contadino d'Agrigento che portava la
ricotta a mia nonna, i ragazzi "canniati" dell'epoca, e così è nato
anche il Sign. Di Giovanni del settimo piano.
Una notte, tornando dalla discoteca dove lavoravo come dj e
vocalist, mi sono soffermato in macchina sotto casa e li ho visto per la prima
volta colui che sarebbe diventato in seguito uno dei miei personaggi più amati.
Un vecchietto che attraversava la strada in pigiama vestaglia e pantofole per
andare a gettare l'immondizia. Sugli aspetti invece della "stolitanza"
ho preso spunto da molti anziani che quando gli parli ti calano la testa, ti
guardano, ma poi alla fine della tua frase ti dicono:" ..... Ah ??".
Comunque sono felice di aver creato questo personaggio perchè me lo chiedono
ancora dopo ben 26 anni dalla sua creazione e ognuno lo collega ad un parente,
un vicino di casa ecc. E poi è quello che mi ha portato al salto dalla tv
regionale alla Rai, nel lontano 1997, a "MACAO" di Gianni
Boncompagni, su Raidue.
Per te, persona allegra, simpatica e sempre sorridente, è
difficile calarsi nei ruoli drammatici, che hai magistralmente in parecchi
film?
Calarsi nei ruoli drammatici, per chi è abituato a far
ridere, a caratterizzare e ad esasperare i propri personaggi, è molto più
facile. Perchè quando ti trovi a doverti calare in un ruolo drammatico,
tecnicamente basta andare a togliere tutto ciò che sei abituato a fare, e
magicamente, ti ritrovi ad essere nella recitazione molto vero e naturale... e
questo da forza a quello che stai interpretando. Purtroppo però in Italia si
tende sempre a dare delle etichette e sembra quasi che l'essere poliedrici sia
un difetto. Secondo me non esiste l'attore comico, il drammatico, il teatrale,
il cinematografico ecc. Esistono semplicemente gli attori bravi e talentuosi e
quelli che invece non sono portati per natura a recitare e quindi fanno molta
più fatica. Personalmente mi batto da sempre per essere e diventare sempre di
più un attore completo e uno showman. E adoro poter spaziare tra cinema, tv,
radio, teatro e accettare sempre nuove sfide. Voglio convincere tutti gli
addetti ai lavori che ancora hanno in testa etichette e poca voglia di tentare
e scoprire, che si sbagliano. E continuerò sempre con umiltà impegno gioia e
sacrifici per riuscire in questa mia dura e lunga battaglia. Credo nella
meritocrazia e credo che il talento e la professionalità prima o poi ripaghi
sempre !
Grazie di cuore per questa bella chiaccherata. Spero sia
stato esaudiente.
Un caro saluto e in bocca al lupo per tutto.
Sergio.
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