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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

Rivolte d'amore; capitolo 7

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14/03/1861 “ Presidente!!... ma che hanno in testa sti savoiardi?... Il debito lo abbiamo fatto per aiutare Garibaldi e dobbiamo pagarlo noi?...” gridò un uomo, mentre nel salone parrocchiale infuriava il dibattito della seduta del primo consiglio comunale dopo l'annessione. “ Qualcuno queste 624 onze deve pur pagarle?” rispose il presidente. “ Noi non pagheremo nulla! …” risposero dalla folla, “cosa daremo da mangiare ai nostri figli?...” “ Figlioli, calmatevi... ascoltate!” irruppe padre Angelo, “questi pover'uomini non hanno di che sfamarsi; come faranno a pagare quest'iniquo balzello?” “ E lei cosa dice di fare?” chiese il presidente. “ Io consiglio di far pagare il debito a chi può pagarlo: i possidenti, i proprietari terrieri...” Sentito questo, il dottor Del Grosso – consigliere comunale – prese la parola: “Sentite! Se siete d'accordo io farei pagare chi possiede almeno tre tummini di terra, 250 pecore o 20 vacche...” “ Va bene dottore, vot

Rivolte d'amore; capitolo 6

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Quella sera prima della fuga, Rebecca cenò tranquillamente con i suoi discutendo amabilmente con entrambi, però, mangiò pochissimo; questo, insieme ad un continuo tremolio di un piede, insospettì Nunziatina che capì che qualcosa frullava nella mente della giovane. Altro comportamento strano, fu il coricarsi un po’ prima. Per Nunzia fu la conferma dei suoi sospetti. Dopo qualche ora che si era coricata, Rebecca sentì aprire molto lentamente la porta. Era Nunzia, la giovane l’aveva immaginato e per questo rimase immobile nel letto, uscita la sua dama dalla stanza, Rebecca sentì il leggerissimo rumore della sedia inclinata su i due piedi posteriori che Nunzia appoggiò alla porta. Era un piccolo stratagemma usato dalla governante per controllare la giovane, lo usava quando Rebecca era piccola per evitare che uscisse dalla sua stanza senza che lei se ne accorgesse. Lei nella stanza di fronte con la porta un po’ aperta, si sentiva più sicura. Però, Rebecca conosceva questo trucco, qu

Rivolte d'amore; capitolo 5

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I garibaldini, forti di altri duemila e cinquecento volontari sbarcati a Castellammare del golfo, a fine giugno, divisi in tre colonne partirono alla conquista dell’intera Sicilia. Stefano venne inquadrato nella colonna guidata dai generali Medici e Cosenz, loro destinati ad avanzare lungo la costa settentrionale. L’avanzata fu abbastanza spedita almeno fino a Milazzo, lì, il 20 luglio, soltanto dopo una cruenta battaglia i garibaldini ebbero la meglio sulle truppe borboniche presenti. La conquista dell’isola termino il 27 luglio con la capitolazione di Messina. Stefano, come la maggior parte dei volontari siciliani, non seguì Garibaldi verso la Calabria ma si avviò a rientrare a casa. Per Stefano fu una gioia quel viaggio di ritorno: in tutti i paesini attraversati i picciotti erano accolti come degli eroi. Dopo dieci giorni di cammino, giunti in vista di Palermo, suo fratello e gli altri belmontesi salirono verso il paese; lui al contrario lascio la compagnia e in solitari

Rivolte d'amore; capitolo 4

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19 maggio 1860 “ Chi si crede questo Garibaldo? Questo senza Dio… una settimana fa sbarca a Marsala, si crede a casa sua, e cinque giorni fa… quella di cinque fa non la sapete? a Salemi si proclama dittatore usurpando il nome del nostro Re, il nome di Francesco II. “ Ma lo conoscete quest’eroe dei miei stivali? … sapete chi è?... Dite ai vostri figli che qualche anno fa, questi ha avuto il coraggio di spodestare il nostro sommo papa Pio IX dal suo regno santo; soltanto l’intervento del nostro compianto re Ferdinando II, che Dio l’abbia in gloria, ha potuto rimettere il santo padre nel posto che gli spettava per volontà di Dio… Ditele queste cose ai vostri figli…  È un senza Dio!” Queste parole infuocate di padre Angelo– subentrato alla morte di don Pietro come parroco di Belmonte – nell’omelia della prima messa sconvolsero le pie donne del paese che impaurite raggiunsero le loro case. Anche mamma Giuseppa ascolto la predica di padre Angelo, nel tragitto verso casa ripensò