Vincenzo Bellini
Ci sono stati uomini che pur avendo vissuto una breve vita hanno raggiunto l'Immortalità.
Uno di essi è certamente il siciliano Vincenzo Bellini, egli nei suoi brevi 34 anni di vita, è riuscito ad imporsi come uno dei compositori e operisti più grandi di sempre.
Passiamo alla sua intensa vita con una breve biografia.
Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini nacque a
Catania il 3 novembre 1801 da Rosario Bellini e da Agata Ferlito in un
appartamento in affitto di Palazzo Gravina Cruyllas in Piazza San Francesco,
Vincenzo fu figlio e nipote d'arte: il nonno Vincenzo Tobia Felice, originario
di Torricella Peligna e all'epoca noto compositore di musiche sacre, già attivo
a Petralia Sottana, fu scritturato da Ignazio Paternò Castello e pertanto si
trasferì a Catania in via Santa Barbara.
Il piccolo Vincenzo dimostrò precocemente un interesse nei
confronti della musica e intorno all'età di 14 anni si trasferì a studiare dal
nonno il quale ne intuì l'alta predisposizione verso la composizione. Intorno
al 1817 la sua produzione si fa particolarmente intensa, per convincere il
senato civico ad ottenere una borsa di studio per il perfezionamento da
effettuarsi al Real Collegio di Musica di San Sebastiano, con una supplica
datata al 1818.
Nel 1819 ottenne la borsa di 36 onze annue grazie
all'interesse dell'intendente del Vallo, il duca di Sammartino. Partì da
Messina, ospite dello zio padrino Francesco Ferlito, il 14 giugno e giunse al
porto di Napoli dopo cinque giorni di tempesta, scampando fortunosamente ad un
naufragio.
A Napoli fu allievo di Giacomo Tritto, ma conosciuto Nicola
Antonio Zingarelli preferì seguire quest'altro, il quale lo indirizzò verso lo
studio dei classici e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza
artifici e abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicale napoletana.
Tra i banchi del conservatorio ebbe come condiscepoli Saverio Mercadante ed il
musicista patriota Piero Maroncelli, ma soprattutto conobbe il calabrese
Francesco Florimo, la cui fedele amicizia lo accompagnerà per tutta la vita e
dopo la morte, allorché Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di
Napoli e sarà tra i primi biografi dell'amico prematuramente scomparso.
In questo periodo Bellini compose musica sacra, alcune sinfonie
d'opera e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la celebre Dolente immagine
il cui testo è attribuito alla sua fiamma di allora, Maddalena Fumaroli, opera
oggi nota solo nelle successive rielaborazioni per voce e pianoforte.
Nel 1825 presentò al teatrino del conservatorio la sua prima
opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale del corso di composizione. L'anno
dopo colse il primo grande successo con Bianca e Fernando, andata in scena al
teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non
mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone.
L'anno seguente il celebre Domenico Barbaja commissionò a
Bellini un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da
Napoli, il giovane compositore lasciò alle spalle l'infelice passione per
Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione
del padre di lei, contrario al matrimonio con un musicista.
Sia Il pirata (1827) che La straniera (1829) ottennero alla
Scala un clamoroso successo: la stampa milanese riconosceva in Bellini l'unico
operista italiano in grado di contrapporre a Gioachino Rossini uno stile
personale da cui prende la bellezza proprio quest'ultimo, basato su una
maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo
rispetto al canto fiorito.

Meno fortuna ebbe nel 1829 Zaira, rappresentata a Parma per
inaugurare il nuovo Teatro Ducale di Parma (oggi Teatro Regio di Parma) e la
cui rappresentazione riscosse scarso successo. Lo stile di
Bellini mal si
adattava ai gusti del pubblico di provincia, più tradizionalista. Delle cinque
opere successive, le più riuscite sono non a caso quelle scritte per il
pubblico di Milano (La sonnambula, e Norma, entrambe andate in scena nel 1831)
e Parigi (I puritani - 1835). In questo periodo compose anche due opere per il
Teatro La Fenice di Venezia: I Capuleti e i Montecchi (1830), per i quali
adattò parte della musica scritta per Zaira, e la sfortunata Beatrice di Tenda
(1833).
La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista
catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Qui
Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra
cui Fryderyk Chopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e
soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre.
Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien, a Parigi Bellini
compose numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in
francese, dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro
dell'Opéra di Parigi. Ma la sua carriera e la sua vita furono stroncate a meno
di 34 anni da un'infezione intestinale amebica (vedi amebiasi) probabilmente
contratta all'inizio del 1830.
Bellini fu sepolto nel cimitero Père Lachaise, dove rimase
per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini. Nel 1876 la salma fu traslata
nel Duomo di Catania.
Nelle varie tappe che segnarono il ritorno in Patria, il
feretro del compositore fu accolto ovunque con calore e commozione. Giunto
infine nella sua città natale, vennero celebrate le solenni esequie, a cui
parteciparono migliaia di catanesi, alcuni parenti del compositore (tra cui due
fratelli ancora in vita), e una folta rappresentanza di autorità civili,
militari e religiose. In onore del ritorno in Patria delle sue spoglie la sua
città natale riprodusse l'Arco di Trionfo di Parigi in ricordo del soggiorno
francese del musicista.
Le opere
Bellini, come già detto, fu un compositore molto prodigo sia dal punto vista sinfonico che operistico:
I suoi melodrammi più conosciuti è rappresentati sono "La Norma", "I Puritani", "La Sonnambula" e "I Capuleti e I Montecchi".
Norma è un'opera in due atti di Vincenzo Bellini su libretto
di Felice Romani, tratto dalla tragedia Norma, ou L'Infanticide di
Louis-Alexandre Soumet (1786-1845).
Composta in meno di tre mesi, dall'inizio di settembre alla
fine di novembre del 1831, in gran parte nella Villa Passalacqua di Moltrasio,
fu data in prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre dello
stesso anno, inaugurando la stagione di Carnevale e Quaresima 1832.
Il soggetto è ambientato nelle Gallie al tempo dell'antica
Roma, e presenta espliciti legami con il mito di Medea. Fedele a questa idea di
classica sobrietà, Bellini adottò per Norma una tinta orchestrale
particolarmente omogenea, relegando l'orchestra al ruolo di accompagnamento
della voce.
Celeberrime sono l'Ouverture e l'Aria Casta Diva, e nel cuore di tutti la versione cantata dalla Divina Maria Callas di cui propongo l'ascolto.
I
puritani è un'opera seria in tre atti su libretto di Carlo
Pepoli, tratto dal dramma storico di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier
Boniface (noto col nome di Saintine), Têtes rondes et Cavaliers.
Debuttò al Théâtre de la comédie italienne di Parigi il 24
gennaio del 1835, con esito trionfale.
Bellini compose la sua ultima opera in nove mesi,
dall'aprile del 1834 al gennaio del 1835: una gestazione per l'epoca
insolitamente lunga. Durante questo periodo, l'impianto drammaturgico subì
trasformazioni radicali e il compositore guidò passo dopo passo il lavoro
dell'inesperto librettista.
Propongo l'ascolto dell'aria "A te, o cara" cantata da Andrea Bocelli.
Commenti
Posta un commento