La Valle dei Templi di Agrigento
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Tempio della Concordia |
Oggi propongo un approfondimento storico-artistico, su uno dei beni siciliani facenti parte del patrimonio dell'umanità UNESCO:
La Valle dei Templi di Agrigento.
I primi studi sistematici del sito agrigentino si devono ai
Borbone e iniziarono negli ultimi anni del XVIII secolo sotto la tutela del
principe di Torremuzza, a quel tempo incaricato della conservazione dei beni
culturali siciliani. Nel 1780 si rialzarono le colonne del tempio di Hera,
mentre scavi e altri interventi si ebbero nell’Ottocento dopo la costituzione a
Palermo, nel 1827, della Commissione di Antichità e Belle Arti per la Sicilia,
con restauri parziali ai templi della Concordia e dei Dioscuri.
Tuttavia, solo dopo la prima guerra mondiale hanno avuto
inizio scavi sistematici e lavori di restauro e protezione.
Akragas
Come vuole la tradizione, la fondazione della città greca di
Akragas, sulla costa meridionale siciliana, avvenne attorno al 580 a.c. a opera
di coloni rodio-cretesi provenienti da Gela. La documentazione archeologica ha
dimostrato anche la presenza di uno stanziamento greco più antico, risalente al
VII secolo a.c..
Akragas era un tipico insediamento greco classico posto sul
fianco di una collina del litorale, cosa che ne facilitò l’espansione a partire
dall’acropoli originaria. Dalla colonizzazione del VI secolo a.c. la città
prosperò rapidamente. Durante il regno del tiranno Falaride (570-554 a.c.) fu realizzata una cinta muraria difensiva
destinata a rafforzare la protezione naturale già assicurata dalla posizione
geografica.
L’espansionismo politico di Akragas toccò l’apogeo con il
regno di Terone(488-472 a.c.). Egli estese il suo dominio fino alle coste
orientali e settentrionali della Sicilia.
I grandi templi costruiti in quest’epoca sull’estremità
meridionale della collina furono conseguenza sia della prosperità conosciuta
allora dalla città sia del concomitante sviluppo culturale. Il più illustre
cittadino di Akragas vissuto in questo periodo fu il celebre filosofo e
scienziato Empedocle.
Malgrado la rivalità con Siracusa, verso la fine del V
secolo a.c., Akragas godette di un breve periodo di tranquillità, al quale
posero bruscamente fine nel 406 a.c. l’assedio e il saccheggio da parte dei
Cartaginesi.
Dalla decadenza e dal quasi totale abbandono, la città
risorse grazie al siracusano Timoleone, che la rifondò poco dopo la meta del IV
secolo e consenti l’arrivo di nuovi coloni. Ma in breve la città divenne
oggetto delle mire di Romani e Cartaginesi. Akragas finì in mano ai primi nel
262 a.c., ai Cartaginesi nel 255 a.c. e ancora ai Romani nel 210 a.c., che le
diedero il nome di Agrigentum. Ebbe vita fiorente anche in età imperiale, ma
decadde in epoca bizantina e venne occupata dagli Arabi nell’827. Questi
tradussero il nome latino Girgent, donde l’italiano Girgenti che indicò la
città fino al 1927, quando essa assunse il nome attuale.
La Valle dei Templi

I rilievi retrostanti ne definirono i limiti dell’espansione
a nord vi sono infatti la collina di Girgenti e dalla Rupe Atenea, mentre i
limiti a est e a ovest sono rappresentati dai fiumi San Biagio e Sant’Anna. Il
luogo dove sorgono i famosi templi si trova a sud, mentre più in basso un’ampia
pianura si apre fino all’attuale centro balneare di San Leone, dove tra la fine
dell’VIII secolo e gli inizi del VII a.c. si era già insediato un primo nucleo
di coloni greci. Gli scavi archeologici hanno confermato che la disposizione
della zona compresa tra l’acropoli e i templi risale al V secolo a.c.. L’area
residenziale si sviluppò secondo il tradizionale reticolato di Ippodamo da
Mileto.
La creazione di un’area sacra risale alla seconda meta del
VI secolo a.c., ma le vestigia più imponenti sono i Templi costruiti a partire
dal regno di Terone, consacrati a Eracle, Zeus Olimpio, Hera Lacinia, Vulcano e
Concordia. Un’ampia strada collega questa zona sacra con i quartieri
residenziali della città.
I templi
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Tempio di Zeus |
Del Tempio di Zeus, lungo 113 metri e largo 56, si
conservano solo le fondazioni e parte dell’altare principale. Era uno dei più
imponenti templi ellenistici conosciuti e si caratterizzava per una serie di peculiarità
assolutamente uniche. In luogo della peristasi presentava un muro articolato
esternamente da 14 semicolonne e internamente da altrettanti pilastri addossati
alla parete. La cella a cielo aperto aveva le pareti scandite da 12 pilastri a
sezione quadrata. Infine, nella parte alta delle pareti esterne, tra una
semicolonna e l’altra, vi erano i telamoni, colossali figure di giganti alti
più di 7 metri rappresentati con le braccia piegate ai lati della testa, a
reggere l’immane peso della cornice.
Il Tempio della Concordia, che deve il nome, del tutto
erroneo, a un’iscrizione latina trovata nei dintorni, è, dopo il Partenone di
Atene, il tempio dorico meglio conservato, grazie anche alla trasformazione in
chiesa cristiana nel VI secolo d.c.. È circondato da sei colonne in facciata e
da tredici colonne sui lati lunghi.
Costruito nella seconda meta del V secolo a.c., il Tempio di
Hera Lacinia sovrasta l’angolo sudorientale delle antiche mura, sul dirupo che
scende verso il fiume San Biagio. Di questo edificio, nel quale si possono
osservare le tracce lasciate dall’incendio che segui il sacco cartaginese del
406 a.c., si conservano intatte le colonne del lato settentrionale con l’architrave.
Il Tempio di Eracle è quello più antico, risale infatti alla
fine del VI secolo. Si tratta di un tempio in antis,
i cui resti sembrano indicare la distruzione dell'edificio a causa di un sisma.
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Tempio di Ercole |
Nei resti dell'edificio si riconosce la presenza di scalette
interne per l'ispezione del tetto poste dei piloni tra pronao e cella, che
diventeranno una presenza tipica nei templi agrigentini. Le colonne, molto
alte, sono munite di capitelli assai espansi, con profonda gola tra fusto ed
echino, tratti questi che denotano, con l'allungamento della cella e l'ampia
spaziatura dei colonnati rispetto alla cella, il relativo arcaismo
dell'edificio, separato da almeno un trentennio dagli altri templi peripteri
dorici agrigentini. Sulla fronte orientale sono i resti del grande altare del
tempio.
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Tempio dei Dioscuri |
L’ultimo tempio da ricordare è quello cosiddetto dei
Dioscuri, costruito verso la meta del V secolo a.c., al centro dell’area del
Santuario delle divinità ctonie, venne ristrutturato nel 1836, assemblando materiale
diverso e non sempre adatto.
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