Lingua siciliana


Cari amici, nel post di oggi – che periodicamente aggiornerò – conosceremo meglio alcuni caratteristici vocaboli della lingua siciliana, molti di essi sono stati trasformati in vere e proprie frasi sul modello dei verbi frasali inglesi. 





Cominciamo con il verbo “Abbagnari”: la letterale traduzione in italiano è intingere, ma la lingua siciliana su questo verbo si è sbizzarrita creando la tipica espressione: “Abbagnari u pani” ovvero dilettarsi, compiacersi di una cosa.  Questa espressione viene usata per indicare il comportamento di chi malignamente finge di interessarsi di problemi altrui, soltanto per conoscerne meglio i dettagli e poterne parlare, il più delle volte male.

Continuiamo con il verbo “Abbanniare”: pubblicare per bando, bandire. Come capirete da voi, “l’abbanniata” nella cultura siciliana è divenuta, nel corso dei secoli, molto più del semplice bandire. Portata dalla cultura araba, con i suoi muezzin che il venerdì con “un’abbanniata” chiamavano i fedeli alla preghiera, successivamente divenne modo per i venditori di pubblicizzare i loro prodotti. Ancora oggi, dopo più di mille anni dalla scacciata degli arabi, avvenuta per mezzo dei normanni, “l’abbanniata” è rimasta dal punto di vista sonoro molto simile al canto del muezzin.

Anche i sostantivi hanno subito le trasformazioni apportate dalla parlata siciliana, come nel caso del termine “Abbentu”: la traduzione letterale e avvento, sia nel senso del periodo che precede il Natale, sia nel senso di quiete, posa. Il vocabolo è più nobile di quel che possa sembrare, infatti ne fa uso Cielo d’Alcamo (poeta del XII secolo, appartenuto alla scuola poetica siciliana di Federico II) nella sua celebre poesia d’amore Rosa aulentissima: ne fa cenno nel senso di non avere quiete pensando all’amata. Nella lingua siciliana di oggi l’uso più frequente è riferito al fastidio apportato da fanciullo vivace: “Stu picciriddu un mi runa abbentu”.

Abbijari: la traduzione letterale è cacciare, ma nella lingua siciliana ha assunto anche il senso di buttare, lanciare, scagliare. Abbijari è un termine fortemente usato nella pastorizia, dove indica l'atto di avviare il bestiame alla pastura. Il termine declinato all'imperativo, Abbija, assume anche il significato di va via di qua.

Abbruciari: questo verbo che letteralmente si traduce con bruciare, è uno dei verbi con più significati di tutta la lingua siciliana. Infatti oltre all'uso sopracitato, coniugato al participio passato, Abbruciatu, assume il significato di impoverito, povero in canna. Tanti sostantivi da tale verbo derivati, vengono usati nel siciliano: Abbruciatina, scottatura; Abbruciatizzu, arsiccio; Abbruciamentu, bruciamento; etc ... Abbruciari ha dato i natali all'espressione fetu r'abbruciu, traducibile con pericolo di botte.



Commenti

  1. Conoscere la lingua siciliana attraverso l’etimologia del lessico ci aiuta a ricostruire la storia del popolo siciliano. Risalta l’influsso delle culture ellenica e araba. Sono molti i vocaboli di origine araba usati nei dialetti siciliani. Questa iniziativa è interessante. Complimenti a Stefano.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Laura Sciascia

Madonna del Rosario

I Ventimiglia