Comunicazione
Articolo realizzato per il sito web:
belmontemezzagnonews
belmontemezzagnonews
Comunicazione
Storie
del passato,
sfide
del futuro
Cari amici,
voglio parlarvi di comunicazione e di come sia cambiato, negli ultimi
60 anni, il rapporto di essa con la società, in particolare con la
comunità belmontese.
Cominciamo
dalla televisione.
Intorno al
1956 arrivò a Belmonte questa scatola, sotto lo schermo, che non
superava i 15 pollici, vi erano soltanto due regolatori: Accensione/
Spegnimento e Volume.
Alcuni dei
primi a comprarla furono il PCI e la Democrazia Cristiana, che la
posizionarono l’uno nella “Casa del Popolo” al Baglio, l’altra
nella sede di Piazza Garibaldi.
Apro una
breve parentesi per dire che: tra i due partiti vi era profonda
stima, cosa che oggi, sia a livello locale che nazionale, si è un
po’ persa.
L’appuntamento
fisso, mentre la televisione molto lentamente si diffondeva nelle
case, divenne il Festival di Sanremo.
Cosi fra un
“Volare” e un acuto di Claudio Villa qualcuno imparò un po' di
Italiano.
Per tale
scopo nel 1960 la Rai cominciò a trasmettere Non
è mai troppo tardi, e così tanti italiani e
tra loro parecchi belmontesi, aspettavano le 19, orario della messa
in onda, per assistere alle lezioni del maestro Manzi.
I bambini
verso le 17, ora d’inizio delle trasmissioni, si infiltravano nelle
poche case che disponevano del mezzo televisivo per guardare Zorro
e Rin tin tin; i più
grandicelli seguivano invece i padri nelle sedi dei partiti.
A questo
punto vorrei far notare il forte potere di collante sociale, che
aveva la televisione in quegli anni. Anche la musica come avrete
capito serviva la stessa causa, soprattutto con il juke-box, di cui
disponeva il Bar della Piazza, che introducendo una moneta diffondeva
la musica di Bobby Solo, Nilla Pizzi e il grande Modugno in tutto il
locale.
La svolta
arrivò con la messa in commercio del mangiadischi, lettore dei 45
giri, perché in quanto portatile dava la possibilità di ascoltarlo
da soli.
Pero non
fatevi illusioni perché chi aveva due dischi era considerato
possidente, mio padre ne aveva uno solo, e mi racconta sempre di un
viaggio a Caltanissetta con il camion, cosa che ai tempi richiedeva
sei ore, ascoltando ininterrottamente “Il ballo del mattone” di
Rita Pavone.
Questo
sviluppo tecnologico presto portò alle musicassette e ai primi
walkman, cosa che dal mio punto di vista accelerò la fase di
isolamento delle persone.
In
televisione il processo di divisione fu più tardivo infatti
cominciarono a trasmettere i primi varietà tra i quali Canzonissima,
Campanile Sera,
Portobello e altre
trasmissioni di intrattenimento che garantivano l’unione familiare.
Il vaso
traboccò con l’arrivo parecchi anni dopo delle prime pay per view,
che cominciarono a dividere gli spettatori perché, i padri con i
figli cominciarono a vedere le partite in diretta tv costringendo le
madri a cambiare stanza e televisore.
Il colpo di
grazia è arrivato con i social (che comunque anche io uso cercando
però in essi elementi di condivisione) che ci stanno dividendo ancor
di più perché, come vediamo nelle nostre famiglie, i ragazzi si
posizionano uno da una parte e uno dall’altra di una stanza,
restando ore e ore con lo smartphone in mano senza rivolgersi neanche
una parola.
Come avrete
capito ho scritto questo articolo per rilevare che, lo sviluppo
tecnologico da strumento di condivisione sta lentamente diventando
modo di divisione.
Non voglio
che il progresso si fermi, ma desidero altresì che sia più vicino
alla comunità e possa tornar a dare possibilità di coesione
sociale.
Commenti
Posta un commento