Principe di Belmonte

Oggi propongo un'intervista al Principe di Belmonte.

Eccellente Principe, qual'è il suo nome completo?
Io mi chiamo Giuseppe Emanuele Ventimiglia: Principe di Belmonte, Conte di Collesano, di S. Eufemia, Conte di Parma, Barone di Gratteri, Lascari e di S.Stefano di Bivona, signore delle terre di Rossella.

Da dove discende la sua casata?

I Ventimiglia discendono direttamente da Federico "Barbarossa", Re dei Germani e dei Normanni, padre di Enrico VI di Svevia, il quale dal matrimonio con Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II Re Normanno di Sicilia, generò il grande Imperatore Svevo Federico II, che sposò Costanza d'Aragona.
Siamo legati a loro perché, il capostipite dei Ventimiglia Guglielmo, nel 1242, sposò Emma Sveva, figlia del "Barbarossa", mescolando la famiglia con i grandi casati Svevi, Aragonesi e Normanni con i quali siamo legati a doppio filo, perché, Enrico figlio di Guglielmo, sposò Isabella Normanna contessa di Geraci.

Come mai il suo tentativo di popolare Belmonte, reso possibile dalla "Licentia Populandi", concessa nel 1752 da Carlo III di Borbone, ha avuto esiti positivi rispetto al precedente di Marchisio Afflitto?

Perché mi sono speso personalmente per riuscirci, dando l'annuncio della creazione del nuovo paese, a tutti gli abitanti dei borghi limitrofi, assicurando, coloro che avrebbero deciso di trasferirsi a Belmonte, larga parte delle mie terre, e garantendo loro un futuro di abbondanza, serenità e pace.

Perché ha voluto una Chiesa cosi maestosa per un borgo di poco più di cento anime?

Ho voluto la sua imponenza per due motivi:
- Primo fra tutti, il fatto che voglio una Chiesa Madre punto focale della vita sociale del paese.
- Secondo perché gli abitanti del mio paese, in qualsiasi monte si trovino a lavorare nei campi, fra i quattro che lo circondano, devono sentirsi protetti dalla loro Madre Chiesa che li guarda.

Cosa pretende dagli abitanti di Belmonte Mezzagno, per onorare la sua memoria, quando lei avrà raggiunto la casa dell'Eterno Padre?

Io pretendendo che ricordino tutto quello che ho fatto di buono per loro, e soprattutto conservino, negli anni, gli edifici che lascio loro, nel modo migliore.

Ringrazio sua Eccellenza per la disponibilità.

San Giorgio a Cremano (Napoli).
Addi, 10 dicembre 1776.



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