La Madonna di Misilmeri e i colombi insanguinati

La Sicilia, come terra dalle mille contraddizioni, non poteva certo farsi mancare una crociata nel suo suolo. Mi riferisco alla cacciata degli Arabi da parte dei Normanni. 
Premettiamo che gli Arabi avevano reso la Sicilia un faro del mediterraneo, costruendo in essa migliaia di magnifiche Moschee. Una di esse fu sicuramente la Moschea Gami, che poteva contenere fino a 7 mila fedeli, essa sorgeva nel sito che occupa la Cattedrale di Palermo. Segno tangibile di tale epoca è l'iscrizione in Arabo presente nel pressi dell'entrata principale.
Una delle battaglie più cruente fu quella combattuta a Misilmeri nell'anno 1068. Lì, soltanto dopo giorni di intense battaglie, i Normanni ebbero la meglio su i guerrieri della Mezzaluna.
La vittoria ebbe anche un forte valore simbolico, infatti a Misilmeri gli Arabi avevano creato le più antiche strutture del castello e del centro urbano. Lo stesso nome del paese nasce dall'arabo Menzil el Amir (villaggio dell'emiro).
 In questa vittoria entrano in scena dei colombi, infatti alla fine della battaglia i Normanni avendo trovato nell'accampamento alcuni colombi, dopo averli intrisi di sangue, li liberarono (per questo nello stemma comunale vi è un colombo che vola).
I colombi - stranamente - in questa storia furono simbolo di Morte, infatti volarono a Palermo portando la notizia della sconfitta araba. Ma se da un lato vi fu la morte, dall'altro la vittoria normanna rappresentò la vittoria della vera fede. 
Nel caso di questa battaglia, il significato di crociata per la fede assegnato dalla storia alla spedizione Normanna, trae giustificazione.


Nel VI secolo, dei monaci basiliani si ritirarono in un luogo isolato - in seguito chiamato Gibilrossa - e lì costruirono un monastero e una cappella per la venerazione di un icona della Madonna Assunta.

Nell'827, sentito dello sbarco Arabo in Sicilia  (uno dei tantissimi sbarchi che avvennero e continuano ad avvenire in questa terra), e del prossimo arrivo nel borgo e quindi nel monastero; nascosero la preziosissima icona in un luogo segreto del convento, e fuggirono in Calabria.
Dopo la vittoria Normanna, il convento venne restaurato. Il popolo non pote non gridare al miracolo quando l'icona, dopo 250 anni, venne ritrovata.

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