Viva l'Italia!

Viva l'Italia!
Spinti da tale grido i garibaldini riuscirono nella loro avventurosa impresa.

Come avrete capito, oggi parlerò della spedizione dei mille.
Lungi dall'essere retorico, non entrerò nell'inutile diatriba pro-contro Garibaldi; mi sento di rilevare soltanto un difetto degli italiani, e soprattutto dei siciliani; il Rimpianto.
È lui che ci fa pensare con nostalgia al passato, ciò è avvenuto già pochi anni dopo l'unità, quando i siciliani - dimenticando le persecuzioni subite, le angherie degli "sbirri" borbonici, i 50 anni di lotte per liberarsi da una delle monarchie più assolutistiche d'Europa - si rivoltarono contro i Savoia.
Sempre il rimpianto faceva pensare, all'indomani del referendum del 1946, a quanto era bella la monarchia sabbauda.
Secondo me è avvenuto anche durante l'Impero Romano pensando alla Magna Grecia, durante il periodo normanno ripensando agli arabi è cosi via...È la nostra natura c'è poco da fare.

Tornando alla Storia voglio anticiparvi una piccola curiosità che ho scoperto, ovvero, la breve permanenza di Garibaldi a "Pianetto"(località di villeggiatura molto ambita dai miei compaesani).

Ora chiediamoci: chi erano i Garibaldini?
Erano perlopiù giovani studenti del Nord Italia, soprattutto bergamaschi, uno di loro si chiamava, vedi tante volte il destino, Carlo Bossi, stesso cognome di un grande "amico" dei siciliani.
A completare la spedizione vi erano: il poeta Ippolito Nievo, il patriota siciliano Francesco Crispi, Giuseppe Garibaldi e il figlio Menotti.

Dopo il non facile sbarco, avvenuto a Marsala  l'11 maggio 1860, i Mille, che erano 1126, proseguirono verso Salemi, dove il 14 Garibaldi proclamò la dittatura. Fatto ciò la spedizione, a cui si aggiunsero 500 volontari, marciò verso Calatafimi, dove avvenne il primo sanguinoso scontro con le truppe borboniche. La battaglia fu vinta dai garibaldini, ciò portò grande entusiasmo.
I Mille continuarono il loro viaggio verso Alcamo proseguendo fino a Partinico. da Partinico avanzarono verso Altofonte. Giunti lì, dopo qualche giorno di riposo, si diressero a Piana degli Albanesi dove si fermarono alcune sere. Da li il Generale decise di dirigersi verso Corleone, ma giunto a "Malanoce" scoprì che le truppe borboniche avevano capito le sue intenzioni, indi si diresse verso "Pianetto" fermandosi lì una notte.
L'indomani attraverso i monti si diresse a Misilmeri, da li Gibilrossa. Da questo punto saprete certamente il proseguo della storia...

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