Belmonte Mezzagno: cenni storici
Le prime notizie storiche relative ad un originario
feudo "casale" risalgono al secolo XIII. ln quell’epoca Belmonte era
un feudo di proprietà di nobili con un casale abitato da contadini, situato
presumibilmente nell’attuale Piazza Martiri d‘Ungheria detta “U Bagghiu".
Nel 1500 detto feudo era una baronia della famiglia Afflitto e rimase tale sino
al 1627, quando gli Afflitto ottennero il titolo di Principi di Belmonte. Alla
fine del 1600 subentra nel possesso del Principato di Belmonte la famiglia Ventimiglia
ed è nel
1752 che Giuseppe Emanuele Ventimiglia, raccogliendo
l’eredità dell‘aspirazione degli Afflitto, chiede ed ottiene la licentia populandi".
La licentia populandi veniva concessa come
ricompensa per particolari servigi resi alla corona. Con la licenzia il
feudatario acquisiva la giurisdizione civile e penale sul paese e sugli
abitanti.
Prestigio e
vanità erano fattori che inducevano i feudatari a popolare le loro terre. Ma i
veri motivi erano da ricercare negli enormi vantaggi economici e politici che
l'impresa poteva offrire. Infatti, connesso con la giurisdizione feudale era il
governo politico, economico e sociale della nuova popolazione. E qui insieme
alla possibile smania di vanità, il barone soddisfaceva anche precise
aspettative economiche. La più appariscente era la riscossione delle tasse.
Inoltre, un nobile che fondava un nuovo comune con almeno ottanta case aveva
diritto al titolo di principe e un seggio nel Parlamento siciliano, veniva cioè
elevato al ruolo di Grande di Spagna.
Ma più
consistenti erano i vantaggi derivanti dalla messa a coltura delle terre
baronali; da questo punto di vista, ogni nuova famiglia che si trasferiva nel
nuovo centro abitato era una nuova unità produttiva che si poneva al servizio
del feudatario. Ciò accadeva in un particolare momento storico durante il quale
la mancanza di grani in Sicilia diventata assillante ed era difficile potersene
procurare nel bacino del Mediterraneo. La scarsità dei grani aveva provocato il
comprensibile rialzo dei prezzi per cui il prodotto era abbastanza remunerativo
per chi avesse voluto dedicarsi alle colture.
Naturalmente
l’impresa non era esente da rischi. In quanto presupponeva un notevole
investimento anticipato di capitali per la costruzione delle case, delle
strade, della chiesa, del fondaco e per le anticipazioni sul raccolto che nel
caso di fallimento dell'operazione (se ad esempio, in tempi brevi non si
fossero trasferiti numerosi coloni dai paesi vicini a popolare il nuovo centro)
potevano andare perduti. A tale scopo molti feudatari non solo concedevano
gratuitamente il terreno per la fabbrica delle case ai singoli coloni, ma
esentavano gli stessi per un decennio dal pagamento dei tributi e dei servizi
feudali.
Importantissime, per la
buona riuscita dell’investimento erano la scelta del sito e le condizioni
(patti agrari) offerte dal feudatario ai nuovi coloni. È ovvio che il
feudatario per attirare nel comune appena fondato coloni dei paesi vicini,
doveva offrire condizioni migliori di quelle esistenti nei paesi circostanti.
La scelta del luogo dove insediare l’abitato doveva essere attentamente
studiata. Era fondamentale la presenza dell'acqua, la vicinanza alle strade
carrabili e a cave per il materiale da costruzione, terreno fertile da poter
concedere in enfiteusi e in quantità tale da costituire un incentivo per i
futuri abitanti; si e constatato che quasi sempre i nuovi comuni sorsero in
siti dove esisteva già una qualche struttura abitata, fosse essa un casale, un
piccolo agglomerato di case o altro.
Tutte le considerazioni svolte fino a questo
punto sono utili per capire la costruzione di Belmonte, e del perché la sua
costruzione sia avvenuta in questa determinata parte del territorio.
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