Chiesa Madre S.S. Crocifisso

La Chiesa è collocata nella parte superiore della piazza principale, nel centro del paese. Artisticamente c'è da notare: il Prospetto imponente, ma equilibrato e una bella e originale scalinata a due bracci, scalone realizzato sulle orme delle ville settecentesche, che si rifà ai temi del tardo barocco, a cui del resto si ispira tutto il prospetto.
Il corpo della Chiesa ha una superficie di 200 mq.; la facciata si innalza per circa 30 mt
La costruzione della Chiesa, iniziata nel 1772, è stata completata dopo 4 anni.
E' stata eretta canonicamente il 26 febbraio 1776.











Di notevole pregio, al centro del prospetto sopra il portale, è lo stemma dei Ventimiglia. Ai lati di esso il Principe di Belmonte, tenne molto alla posa di due lastre marmoree, recanti delle scritte che sono il "Curriculum" di sé:




D.O.M.
JOSEPHUS EMMANUEL VENTIMILLIUS
NORMANNUSS SVEVUS ARAGONEUS;
UT AD ARAM HUIUS TEMPLI 
PROPRIO AERE EXTRUCTI
SACRIS QUOTIDIE QUATOR
DEO O.M. LITETUR,
PERPETUO INSTITUIT
QUAE ANIMABUS CARISSIMIS
MARIAE ANNAE STATELLAE
MATRIS OPTIMAE
ET ISABELLAE ALLIATAE
CONIUGIS DULCISSIMAE
SIBIQUE EXTREMA PRAEVIDENTI
AC POPULI HUIUS RELIGIONI ESSENT PROFUTURA



A Dio Ottimo Massimo
Giuseppe Emanuele Ventimiglia
Normanno, Svevo, Aragonese,
Perché ogni giorno
si celebrassero i Sacri Misteri
a Dio Ottimo Massimo
all'Altare di questo tempio
costruito nel proprio feudo,
in perpetuo istituì.
Affinché le Verità Eterne
fossero di giovamento
alle anime carissime
di Maria Anna Statella
ottima Madre
e di Isabella Alliata
dolcissima coniuge,
a se stesso, e alla religione 
di questo popolo.

D.O.M.
JOSEPHUS EMMANUEL VINTIMILLIUS
COMES ALBINTEMELII, GOLISANI,
GRATTERI, LASCARIS, ET SANCTI STEPHANI
PRINCEPS BELLIMONTIS EX PRIMO MAGNATUM  HISPANORUM ORDINE
EQUES SANCTI JANUARII
POST TERTIAM IN URBE PANORMITANA
QUAESTURAM MALEFICIORUM
ALTERAMQUE PRAETURAM,
TERTIO XII=VIR REGNI CURATORUM
REGIUS AD VENETOS SOLEMNITER LEGATUS;
REGI CAROLO A CUBICULO.
DOMUS REGIS FERDINANDI
SUPREMUS PRAEFACTUS
OPPIDO AEDIFICATUM INCOLIS ACCITIS
TEMPLUM A FUNDAMENTIS EXCITAVIT
A.D. MDCCLXXVI.






A Dio Ottimo Massimo
Giuseppe Emanuele Ventimiglia
Conte di Albitemeli, di Collesano
di Gratteri, di Lascari e di S. Stefano
Principe di Belmonte
Cavaliere di S. Gennaro
del Primo ordine dei Grandi di Spagna
tre volte questore e due volte pretore
nella città Palermitana
uno dei dodici pari del regno
ambasciatore regio ai Veneti
supremo prefetto del Re Carlo dalla Nascita,
della casa della Regina Carolina
e quindi del Re Ferdinando,
edificata la città, accolti gli abitanti
questo tempio innalzò dalle fondamenta.
Anno del Signore 1776


Come avete visto, manca l'indirizzo e la mail e il "Curriculum" e pronto :-).

L'interno della Chiesa, a navata unica, è arricchito all'abside, da un magnifico crocifisso voluto, intorno al 1772, da Giuseppe Emanuele Ventimiglia che ne curò personalmente la realizzazione.
Oltre a questo ne fece costruire altri due, rispettivamente per la Chiesa di Santo Stefano di Quisquina e per quella di Gratteri; due dei numerosi borghi presenti nei suoi possedimenti.
Il crocifisso ligneo, di sicura scuola napoletana, sofferma lo sguardo dell'osservatore su un Cristo morente, quindi sofferente ma ancora vivo.










Notevoli sono i due Altari, nelle pareti laterali della Chiesa:

su di essi si trovano due grandi tele, raffiguranti una S. Rosalia l'altra la S. Famiglia: attribuite a Pietro Novelli.























A meta navata, sulla destra, è visitabile il Battistero di S. Giovanni Battista; arricchito da un altare dedicato all'Immacolata Concezione.






















































Uscendo, nella parte alta, è visibile il coro e l'imponente organo a canne.

Commenti

  1. Quando, malgrado la lontananza, non viene meno il senso di appartenenza al paese di origine si sente il bisogno di rafforzarlo riempendo la distanza della lontananza con la memoria storica. Questo blog ha il grande merito di aiutarci ad arricchire le conoscenze storiche. Un grazie a Stefano Spera.

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    1. E' un piacere cercare di mantenere un'identità storica comune.
      Per capire dove andiamo, bisogna sapere da dove veniamo.

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