INFRASTRUTTURE IN SICILIA.

Sulla scia della tragedia del turista svizzero morto a Stromboli per il ritardo dell’elisoccorso, propongo un approfondimento sul carente settore trasporti e infrastrutture siciliano.
Intanto la notizia: il 26 giugno un turista italo-svizzero ha un malore, si capisce subito che si tratta di shock anafilattico (si scoprirà dopo a causa di una puntura di zecca).
Arrivato in guardia medica, i medici, capita la gravita, chiamano l’ospedale Papardo di Messina per richiedere l’elisoccorso; gli viene risposto che l’elicottero è fermo per un guasto. L’elisoccorso arriva due ore dopo da Caltanissetta, troppo tardi.
Però, durante il G7 erano previsti 7 elicotteri; come se il peso specifico di Trump sia maggiore di un turista svizzero, si chiede Duilio Calarco nel servizio per la TGR.
Purtroppo la carenza infrastrutturale siciliana non è occasionale ma cronica. Cominciamo dalla rete ferroviaria. Mentre da Roma in su il pendolare si chiede se prendere l’alta velocita FS o Italo, Le ferrovie siciliane sono, eccetto alcune tratte di nuova costruzione a ridosso delle aree delle tre maggiori città siciliane, generalmente di concezione e tracciato obsoleti e soprattutto inadeguate alle mutate esigenze economiche del territorio siciliano. La chiusura di oltre 700 km di linee, obsolete, avvenuta a partire dagli anni cinquanta non ha sortito la progettazione e realizzazione, auspicata, di nuovi tracciati per cui intere aree della Sicilia centralee sud-occidentale sono rimaste prive di collegamenti, come la zona sud della provincia di Enna, di grande interesse turistico-archeologico, e l'importante costiera da Castelvetrano ad Agrigento e Licata, nella quale insistono alcune tra le più importanti aree archeologiche, come Selinunte, Eraclea Minoa ed Agrigento e città come Sciacca, Ribera, Castelvetrano e Porto Empedocle.

La rete è per la massima parte a binario unico (1200 km) e di questo ne sono stati elettrificati 622 km, cioè poco più del 50 %. Le linee a doppio binario elettrificato costituiscono una esigua minoranza, data la loro estensione di 178 km. Le linee a trazione termica assommano a 578 km.[29]
La Sicilia, le cui strade ferrate, tutte o quasi progettate o risalenti alla seconda metà dell'Ottocento di cui alcune addirittura realizzate o iniziate solo nel ventennio di governo fascista, come la Motta Sant'Anastasia-Regalbuto e la Alcantara-Randazzo, hanno subito poche e limitate opere di riqualificazione e alcune sono state abbandonate a sé stesse condannandole ad una obsolescenza irreversibile. Dagli anni ottanta in poi sono state realizzate solo alcune tratte ferroviarie afferenti alle grandi città dell'isola, come la diramazione per l'aeroporto di Punta Raisi e alcuni raddoppi della rete principale a binario unico, quali quello tra Messina e Patti, quella brevissima tra Targia e Siracusa. Gli ammodernamenti dei nodi attorno alle due maggiori città dell'Isola vengono costruiti tuttavia con esasperante lentezza e sono ancora lungi dall'essere completati. L'ultima linea ferroviaria interamente nuova fu la Caltagirone - Gela, ma è da precisare che questa, tuttavia, fu completata solo nel 1979 nonostante i progetti risalissero agli anni venti e una parte dei lavori fosse già stata eseguita anteguerra. Molti lavori eseguiti o iniziati vennero definitivamente abbandonati negli anni cinquanta del XX secolo quali il proseguimento verso Palermo della tratta Regalbuto - Nicosia o la Canicattì - Caltagirone. Allo stato la rete regionale avrebbe bisogno di una profonda riprogettazione dei tracciati in funzione delle nuove esigenze di mobilità, del collegamento con, e tra, gli scali aeroportuali e del trasporto merci intermodale.
A questo seguiranno altri post che analizzeranno: il trasporto marittimo, aereo e su gomma.

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