Rosario Livatino
"Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili."
Questa frase è del giudice "ragazzino" Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. La Chiesa, vista la sua grande fede e le evidenti virtù eroiche, nel 2011 ha aperto la causa di beatificazione.
Ma scopriamo chi era:
Rosario Livatino nacque a Canicattì nel 1952, figlio di
Vincenzo Livatino (laureato in legge ed impiegato dell'esattoria comunale) e di
Rosalia Corbo. Conseguita la maturità presso il locale liceo classico Ugo
Foscolo, dove si impegnò nell'Azione Cattolica, nel 1971 si iscrisse alla
facoltà di giurisprudenza di Palermo presso la quale si laureò cum laude nel
1975. Tra il 1977 e il 1978 prestò servizio come vicedirettore in prova presso
l'Ufficio del Registro di Agrigento. Sempre nel 1978, dopo essersi classificato
tra i primi in graduatoria nel concorso per uditore giudiziario, entrò in
magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta.
Nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale
di Agrigento e ricoprì la carica fino al 1989, quando assunse il ruolo di
giudice a latere.
Venne ucciso il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si
recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla
Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa nostra. Era a
bordo della sua vettura, una vecchia Ford Fiesta color amaranto, quando fu
speronato dall'auto dei killer. Tentò disperatamente una fuga a piedi
attraverso i campi limitrofi ma, già ferito da un colpo ad una spalla, fu
raggiunto dopo poche decine di metri e freddato a colpi di pistola. Del delitto
fu testimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono
individuati gli esecutori dell'omicidio.
Livatino fu un fulgido esempio di lotta alla mafia e di fede cristiana.
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