Risorgimento
Costituzione Italiana, art. 5: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le
autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua
legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Tenendo bene in mente tale articolo che condivido in toto, andiamo ad affrontare l'annosa questione di ciò che è stato il Risorgimento italiano per il meridione ed in particolare per la Sicilia.
Cominciamo dalla Storia: 1860
4 APRILE - Rivoluzione palermitana della Gancia
10 APRILE - Sbarco di Rosalino Pilo a Messina per la
propaganda in Sicilia - I "picciotti" danno il loro valido contributo
1 MAGGIO - Garibaldi prepara a Villa Spinola in Genova la
spedizione per la Sicilia - Ordine di partenza
5 MAGGIO - Partenza dei "Mille" di Garibaldi da
Quarto su due piroscafi, "il Piemonte" e il "Lombardo"
della società Rubattino
7 MAGGIO - Garibaldi si ferma a Talomone per rifornirsi di
munizioni che può ottenere avvalendosi della sua qualifica di generale del
regno sardo (anche se sembra lo stesso non partecipante all'impresa)
11 MAGGIO - Sbarco del "Mille" a Marsala senza
trovare eccessiva resistenza da parte delle truppe borboniche
13 MAGGIO - Ingresso a Salemi, dove Garibaldi assume la
dittatura in nome di Vittorio Emanule e ordina la leva di tutti i siciliani dai
15 ai 50 anni
15 MAGGIO - Battaglia di Calatafimi - Resistenza eroica dei
garibaldini contro le forze nemiche superiori di numero e in migliori
condizioni di posizione. - Bixio propone la ritirata, ma il generale non cede e
seguita il combattimento - Rivolto a Bixio dice: "Nino qui si fa l'Italia
o si muore"
27 MAGGIO - Attacco di Palermo e ingresso in città per Porta
Termini
30 MAGGIO - Il generale borbonico Lanza chiede l'armistizio che ha come conclusione
il ritiro delle truppe borboniche dalla città
GIUGNO - Da Genova e da Livorno salpano spedizioni con
rifornimenti di armi e denaro
25 GIUGNO - Francesco II concede lo Statuto
20 LUGLIO - Battaglia di Milazzo
28 LUGLIO - Garibaldi s'impadronisce della guarnigione di
Messina - Liberazione di tutta l'Isola
19-20 AGOSTO - Passaggio dello stretto di Messina, sbarco a
Melito e occupazione di Reggio Calabria
23-30 AGOSTO - Marcia trionfale di Garibaldi attraverso la
Calabria - In Basilicata e in Puglia si diffonde l'insurrezione alla notizia
delle vittorie garibaldine. Credono all'indipendenza.
7 SETTEMBRE - Ingresso a Napoli - Francesco II si rifugia a
Gaeta
18 SETTEMBRE - Battaglia di Castelfidardo e vittoria delle
trippe piemontesi, guidate dal generale Cialdini
29 SETTEMBRE - Capitolazione di Ancona, stretta d'assedio
per terra dal Fanti e per mare dal Persano
1 OTTOBRE - Battaglia al fiume Volturno su un fronte da
Santa Maria a Maddaloni
21-22 OTTOBRE - Plebiscito per l'annessione della Sicilia e
della penisola meridionale
Tutto bene! La Sicilia è Italia! Facile no?
Purtroppo no, non fu così facile, soprattutto dopo il 22 ottobre 1860. Ma andiamo per gradi:
Il pienamente legittimo Regno delle due Sicilie venne fondato l'8 dicembre 1816 da Ferdinando IV di Borbone, rinominatosi Ferdinando I delle due Sicilie. Lo Stato nacque dall'unificazione del Regno di Napoli con il Regno di Sicilia.
Il rapporto della monarchia Borbone con il popolo spesso visse momenti di tensione, ma non molto più delle altre monarchie del tempo con i rispettivi popoli.

La svolta arrivò quando l'11 maggio 1860 quando - spinti dalle sirene della rivolta della Gancia, e , forse, dall'arrivo al trono del "deboluccio" Francesco II - i "Mille" sbarcarono a Marsala. C'è da dire che alla data della battaglia che indirizzo l'esito della spedizione verso gli uomini di Garibaldi, ovvero la Battaglia di Calatafimi, i "Mille" erano già quasi 3 mila grazie ai tanti volontari che si unirono. Essa volse verso di loro grazie alle scellerate azioni nel campo di battaglia del Generale borbonico Landi, lo stesso che - è qui cominciano le incongruenze - inspiegabilmente, nel 1861 si recò presso la filiale partenopea del Banco di Napoli, per
incassare una polizza di credito dell'ammontare di 14.000 ducati d'oro, si pensò subito che fosse una ricompensa donata a lui da Garibaldi per aver sposato la causa
unitaria.
Vinta la battaglia di Calatafimi, entra in scena un generale forse più incapace del Landi: Ferdinando Lanza. Egli, in seguito a manovre ben studiate da Garibaldi, si convinse che i garibaldini si erano ritirati verso Corleone; invece i "Mille" erano già a Gibilrossa pronti ad attaccare Palermo. Il Lanza durante l'insurrezione decise che il modo migliore per difendere la città fosse bombardarla dalle navi, invece di difenderla strada per strada; questo portò alla disfatta.
Presa Palermo, tutta la Sicilia insorse anche Bronte. Qui i garibaldini scrissero la loro pagina più triste. Il 2 agosto 1860, nella cittadina etnea scoppio una rivolta contro i notabili della città, ciò porto a 16 morti fra i signorotti del luogo. Per risolvere la questione arrivò Nino Bixio, lui, creato un tribunale misto di guerra, in un frettoloso
processo durato meno di quattro ore, giudicò ben 150 persone e condannò alla
pena capitale l'avvocato Nicolò Lombardo (che, acclamato sindaco dopo
l'eccidio, venne additato come capo della rivolta), insieme con altre quattro
persone: Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno
Spitaleri e Nunzio Samperi.
All'alba del 10 agosto, i condannati vennero portati nella
piazzetta antistante il convento di Santo Vito e collocati dinanzi al plotone
d'esecuzione. Alla scarica di fucileria morirono tutti ma nessun soldato ebbe
la forza di sparare a Fraiunco, ragazzo con gravi problemi mentali, che risultò
incolume. Il poveretto, nell'illusione che la Madonna Addolorata lo avesse
miracolato, si inginocchiò piangendo ai piedi di Bixio invocando la vita.
Ricevette una palla di piombo in testa e così morì.
Questa triste pagina vennè ripresa da Verga nella novella “Libertà”.
Il 7 settembre i piemontesi entrano a Napoli, costringendo il legittimo re Francesco II - tra l'altro cugino di Vittorio Emanuele II - e la moglie Maria Sofia a fuggire a Gaeta; praticamente detronizzandolo.
Il 21 ottobre si svolse la farsa del plebiscito - votazione per l'annessione al Regno d'Italia - dico farsa perché molti votanti non capivano per cosa votavano in quanto analfabeti, il voto fu fortemente influenzato dai vari signorotti locali; e altra anomalia fu la non garantita segretezza del voto, infatti, nella maggior parte dei casi venne espresso in modo palese. Alla domanda «Il Popolo Siciliano vuole l'Italia una ed indivisibile con
Vittorio Emanuele Re costituzionale, ed i suoi legittimi discendenti?» il popolo siciliano rispose con 432 053 SI e 667 NO.
In seguito alla detronizzazione di Francesco II - dai sudditi affettuosamente chiamato Franceschiello - nel meridione continentale scoppiarono numerosissime rivolte contro i piemontesi. Si trattò del fenomeno troppo sbrigativamente battezzato col termine brigantaggio. Alcuni briganti erano davvero dei fuorilegge che combattevano per scopi personali, ma la maggior parte di essi erano difensori del Regno delle due Sicilie; mi riferisco ai vari Carmine Crocco, Ninco Nanco (di cui vi invito ad ascoltare il brano di Eugenio Bennato) etc...
A completare il tutto arrivarono il regio decreto 3036 del 7 agosto 1866, che sopprimeva gli ordini religiosi; e la legge 3848 del 15 agosto 1867, che confiscava i beni ecclesiastici. Beni donati nel tempo dai nobili siciliani o legittimamente acquistate, beni con i quali la Chiesa siciliana per secoli resse tutto il tessuto sociale: ospedali, orfanotrofi, scuole, mense dei poveri etc...
La scusa adoperata fu che tali beni - soprattutto terre da arare - sarebbero stati divisi alla popolazione siciliana meno abbiente; invece se ne appropiarono i politici e i signorotti dell'epoca.

Nonostante tutto chiudo con un bel Viva l'Italia! Infatti, lo scopo di questo riesame è stato: raccontare la Storia come è andata veramente e ricordare i soldati borbonici morti - valgono quanto quelli sabaudi - e le numerosissime vittime innocenti di tale periodo storico. Un po' come hanno fatto gli stati uniti con le vittime della guerra ai nativi, basti pensare che in un monte vicino il Rushmore, monte dove sono raffigurati i volti dei presidenti: George
Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln, si sta scolpendo il volto del capo Sioux Cavallo pazzo.
Commenti
Posta un commento