Festino di Santa Rosalia

Carissimi amici, oggi come saprete è il Festino di Santa Rosalia, grazie a questo post scoprirete come è nata questa festa, e i motivi di tanta devozione a Rosalia.
1624
Siamo in pieno periodo di dominio spagnolo della Sicilia, che era iniziato con l'ascesa al trono di Carlo V d'Asburgo incoronato il 23 gennaio 1513.
All'inizio del '600, venivamo dalla seconda parte del regno di Filippo II che fu caratterizzata dall'eccessivo indebitamento dello stato,
anche a causa delle grandi spese per l'esercito di Fiandre e per la spedizione
di Lepanto) e nel 1557 Filippo II emanò un “decreto di bancarotta”, per
convertire unilateralmente i debiti dello stato in rendite annua a basso
interesse. In Sicilia la situazione di crisi economica fu aggravata da un
periodo di epidemie e carestia. A questo i siciliani dovettero sommare una generale crisi economica europea, ciò portò - durante il regno di Filippo IV - un pesante fiscalismo
statale che provocò un generale malcontento.
In questo quadro storico, nascono le vicende che diedero vita alla forte devozione verso la "Santuzza":
Nell'anno 1624 il viceré di Sicilia, Emanuele Filiberto di
Savoia, residente a Palermo, fece entrare nel porto cittadino un vascello
proveniente da Tunisi e guidato da Maometto Calavà, moro tunisino, sospetto di
peste, contenente innumerevoli doni, ricchi e preziosi, e schiavi cristiani
liberati. Il morbo si diffuse così tra i topi, nei mercati, nelle aree
periferiche ed infine nel centro cittadino. La popolazione, martoriata dalla
peste, continuava ad ammalarsi e a morire e si affidava invano alle sante
protettrici della città e dei quattro mandamenti cittadini: sant'Agata, santa
Cristina, sant'Oliva e santa Ninfa. (Anche santa Lucia era patrona della città,
ma non aveva assegnato nessun mandamento). Non si ottenne però nessun miracolo.
Girolama La Gattuta, donna ciminnese di 47 anni, ricamatrice
e sarta, era inferma di forte febbre maligna all'Ospedale Grande di Palermo. Il
15 di ottobre del 1623, mentre era sofferente, una giovane fanciulla dal viso
d'angelo le apparve in abito da infermiera accarezzandole il viso e
rinfrescandole la fronte con un fazzoletto umido. Era santa Rosalia, che disse
alla donna di andare sul Monte Pellegrino ad adempiere ad un voto.
Girolama guarì miracolosamente dopo tre giorni, ma non andò
sul Monte Pellegrino e non fece il suo voto; così si ammalò nuovamente
all'arrivo della peste in città, il 7 di maggio del 1624. Il 26 di maggio del
1624, giorno di Pentecoste, Girolama, inferma di peste, salì sul Monte
Pellegrino insieme al marito Benedetto Lo Gattuto, all'amico Vito Amodeo,
marinaio trapanese di 37 anni, e alla di lui moglie, anche lei malata di peste.
La donna bevve dell'acqua limpida che gocciolava dalle pareti rocciose di una
grotta ricoperta all'esterno da vegetazione e che si trovava nelle vicinanze
dell'antica chiesa di Santa Rosalia, e guarì miracolosamente. In quel momento
andò in dormizione e sognò la Madonna vestita di bianco, con il Bambin Gesù in
braccio e con al collo una collana di coralli. In fondo alla grotta le apparve
la stessa fanciulla che aveva visto all'Ospedale Grande, vestita con una lunga
tunica di arbraxo (stoffa di sacco vecchio) cinta alla vita da una corda, che,
in ginocchio, pregava davanti ad un crocifisso di legno posizionato su di un
masso posto a rustico altare. Risvegliatasi Girolama vide ancora santa Rosalia,
che le indicava nella grotta un punto dove scavare per trovare un
"tesoro", una "Santa".
Vide quindi una grande pietra, e con grande insistenza, nei
primi giorni del mese di giugno fece iniziare gli scavi. Li condusse lei
stessa, insieme al marito, ai contadini dei dintorni e ai monaci francescani
del vicino convento. Nel frattempo il Senato, dopo la morte del viceré Emanuele
Filiberto di Savoia avvenuta a causa della peste il 3 di agosto del 1624, vietò
ai cittadini di lasciare le proprie dimore e soprattutto la città senza il
proprio "bollettino", rilasciato dal maestro notaio. Il 15 luglio del
1624, nel punto precedentemente indicato da Girolama La Gattuta, terminarono
gli scavi e sotto a una grande lastra di marmo e calcarenite molto piatta,
vennero ritrovate delle ossa umane bianchissime (inserite in concrezioni
calcaree) mischiate ad altre di colore scuro, probabilmente appartenenti ad un
frate secolare e ad un novizio, oltre a delle ossa di capra. Le ossa bianche,
per via del loro candido colore e delle delicate dimensioni del cranio, vennero
assolutamente definite ossa di donna, ed emanavano un fortissimo e
gradevolissimo profumo di fiori; inoltre, secondo le testimonianze, scritte
peraltro, fu sufficiente soltanto un uomo a sollevare le ossa (27 in tutto)
poiché erano leggerissime. Le ossa vennero ripulite e portate nella cappella
del Palazzo Arcivescovile, dove risiedeva il cardinale e arcivescovo di
Palermo, Giannettino Doria, che dopo una vista delle ossa da parte dei Padri
medici Gesuiti, guidati da Padre Giordano Cascini, che scrisse inoltre la prima
biografia di santa Rosalia raccogliendo prove storiche e tradizioni orali
tramandate nel tempo, che dicevano che le ossa erano di giovane donna, si
convinse e decise di far portare in processione per le vie della città di
Palermo le ossa, tramite il giovane Vincenzo Bonello. Ecco la storia:
Da allora, sono trascorsi 394 anni, rimasta intatta la devozione e la riconoscenza verso Rosalia, ogni anno si svolge la rievocazione di tale miracolo.
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