Stefano Casella

Cari amici, oggi vi propongo la storia di un belmontese dell'Ottocento. Tale approfondimento è stato realizzato da una grande appassionata di storia belmontese Joanna Calabrese Wilson, discendente come me del protagonista di questa storia; si tratta di Stefano Casella, nato a Belmonte nel 1804 e morto nel 1892, di cui io per una serie di vicissitudini porto il nome: suo nipote Stefano (che portava il suo nome) era zio di mio nonno (fratello di sua madre Francesca Casella) nonché suo padrino di battesimo, siccome mio nonno era il più piccolo di 4 fratelli e una sorella lo chiamarono come il padrino. Io, portando il nome di mio nonno, di conseguenza porto il nome di Stefano Casella, suo bisnonno.  

Ed ora ecco il contributo di Joanna:


Stefano nacque nel 1804 a Belmonte Mezzagno, in Sicilia, un paese insediato sulle colline fuori Palermo. La vita del paese ruotava attorno a famiglia, fede e agricoltura. Come molti ragazzi del paese, egli era figlio di un contadino che crebbe per diventare contadino a sua volta. All’età di 24 anni, Stefano sposò la diciannovenne Liboria D’Agostino. Iniziarono subito la loro famiglia, e la piccola Giuseppa nacque l’anno seguente.

Pandemia

Sfortunatamente, anche un piccolo batterio di nome vibrio cholerae era appena agli inizi.
Prosperando nell’acqua da bere contaminata, il colera si diffuse rapidamente in ampie sezioni del globo, inclusa la Sicilia. La piccola Giuseppa di due anni fu la prima a perire, nel 1831. Stefano e Liboria ebbero in seguito altri sette figli, ma almeno due se ne andarono prima del 1840. Poi accade l’impensabile: nell’estate del 1845, la stessa Liboria morì, seguita il mese successivo da sua figlia di 10 mesi, Alfonsa.
Stefano era adesso un padre solo con quattro figli da accudire. Fortunatamente, i suoi figli sopravvissuti, dai 9 ai 14 anni, erano abbastanza grandi per aiutare in casa e nei campi.

Rivoluzione Siciliana 

La perdita personale di Stefano aveva come sfondo una sommossa politica in Sicilia. La crescente insoddisfazione nei confronti della casa reale dei Borboni fu lo sprone di diverse rivoluzioni. La rivolta popolare del 1848 fu ampiamente sostenuta a Belmonte Mezzagno. Per ritorsione, l’esercito dei Borboni invase il villaggio l’8 maggio 1849, causando la fuga degli abitanti del paese sulle colline. Il quarantaquattrenne Stefano e i suoi figli si trovavano fra di loro. Tra i fuggiaschi sulle colline si trovava anche la trentaduenne Eleonora Benigno con sua figlia di otto anni, Giuseppa Capizzi. Proprio come Stefano, Eleonora aveva perso il coniuge, Giovanni Capizzi, nel 1845, oltre a suo figlio più giovane.
L’esercito dei Borboni rimase per una settimana, per poi ritirarsi. Gli abitanti discesero dalle colline e scoprirono che ogni edificio del paese era stato ridotto in cenere, fatta eccezione per due chiese. Stefano e i suoi figli dovettero ricominciare daccapo. Ancora una volta. Stessa cosa per il resto di Belmonte, inclusa Eleonora e sua figlia.

Conforto 

I documenti non rivelano perché Stefano ed Eleonora finirono assieme. Forse compresero il lutto e la perdita l’uno dell’altra come pochi altri potevano. A prescindere dal motivo, si sposarono nel 1851. La famiglia allargata comprendeva Stefano, Eleonora e i loro cinque figli superstiti. In seguito ebbero altri figli propri, nominando i primi due come i loro defunti coniugi, Liboria e Giovanni.

In attesa 

La nuova famiglia Casella non era però estranea al dramma. Nel 1856, la figlia allora quindicenne di Eleonora, Giuseppa Capizzi, rimase incinta. Lei e il figlio ventitreenne di Stefano, Giuseppe, desideravano sposarsi. Questo presentò un dilemma più grande del solito perché Giuseppa non aveva un padre in vita o un nonno che potesse dare il consenso al matrimonio per la minorenne. Le autorità decisero di accettare il permesso congiunto di Stefano ed Eleonora. Stefano scrisse nel suo decreto di consenso che egli era “contenta chi il da lui figlio Giuseppe Casella inguaggiare (legare con promessa di matrimonio) con Giuseppa Capizzi.” Eleonora scrisse che era “contenta che la detta di lei figlia Giuseppa Capizzi si pocca inguaggiare con indetto Giuseppe Casella.”
“Contenta” e “contenta” – quali meravigliose parole da sentire da Stefano ed Eleonora dopo tutto quello che avevano sopportato. I fratellastri si sposarono il 28 luglio 1856, e la piccola Liboria (sì, un’altra Liboria) nacque 3 mesi più tardi – la prima nipote di molti per Stefano.

Ciò che hanno visto gli occhi 

Stefano Casella morì nel 1892 all’età di 87 anni. La sua vita abbracciò la gran parte del 19º secolo. Riuscii ad assistere - e forse a partecipare - alla liberazione della Sicilia sotto Giuseppe Garibaldi, all’unificazione dell’Italia, e ai progressi tecnologici come il trasporto su rotaie e l’avvento della fotografia. Anche se Stefano attraversò calamità inimmaginabili durante la prima metà della sua vita, alla fine riuscì a vedere cambiare la sua terra natia, vide prosperare i suoi figli e vide crescere i suoi nipoti. Riuscì a vivere anche per accogliere l’arrivo dei bisnipoti, fra cui mia nonna Giuseppa (Josephine) Casella nel 1890.

Le generazioni successive 

Il nipote Stefano (di Giuseppe) sposò Antonina Gioé e rimase a Belmonte. I loro discendenti includono i Casella di Belmonte, gli Antini La Valle di Bologna, ed i Calabrese di Philadelphia.
La nipote Eleonora (di Giuseppe) sposò Gioacchino Mafara. Nell’immagine il figlio Giovanni. La famiglia fu separata dall’emigrazione, ma marito e moglie alla fine si riunirono in Sicilia. I loro discendenti sono i Mafara di Palermo e del New Jersey.
Il nipote Giuseppe (di Giuseppe) giunse in America nel 1901 e visse una lunga vita a Mizpah, New Jersey. Si sposò tre volte senza discendenti noti.
Il nipote Antonino (di Giuseppe) e la moglie Maria Olivieri furono i primi ad emigrare in America nel 1899. Antonino venne assassinato nel 1926. I suoi discendenti includono i Buonpastore, Casella, Coniglio, Milazzo, e i Musso di New York.
La nipote Maria (di Giuseppe) sposò Joseph Bottino nel 1894 ed è emigrarono in America nel 1904. Il loro discendenti includono i Bottino e i Cappello di Philadelphia.

La nipote Eleonora (di Giovanni) sposò Damiano Traina a Belmonte. Ebbero due figli prima della morte di Eleonora a 32 anni. I loro discendenti includono i Traina di Belmonte.
La nipote Francesca (di Giovanni) sposò Salvatore Spera. I loro discendenti includono gli Spera di Belmonte.
Il nipote Stefano (di Giovanni) sposò Andreana Casella. Servì distinguendosi nell’Esercito italiano e nei Carabinieri. I suoi discendenti sono i Casella di Belmonte.
Il nipote Damiano (di Giovanni) fu dichiarato disperso in azione nell’Italia settentrionale durante la Prima Guerra Mondiale. Aveva 25 anni.
Il nipote Pietro Gregorio (di Giovanni) sposò Apollonia Pizzo and ed aprì una macelleria a Belmonte. I loro discendenti includono i Casella di Belmonte e di Milano.
La nipote Giovanna (di Giovanni) sposò Ignazio Rostro Benigno. I loro discendenti sono i Rostro Benigno e i Bonaccorso di Belmonte.
La nipote Liboria (di Giovanni) sposò Damiano Traina dopo che egli rimase vedova di sua sorella Eleonora. I loro discendenti includono gli Spera, i Benigno, ed altri di Belmonte.

Tema della vita 

Mi piacerebbe sedermi con nonno Stefano davanti a una tazza di cappuccino e ascoltare la sua storia. Vorrei chiedere dove avesse trovato la forza di continuare dopo essere stato gettato a terra una terza ed una quarta ed una quinta volta.
Forse non saprò mai la risposta, ma i fatti che conosco rivelano dei temi preziosi della sua storia.

Realtà - La vita. non. è. giusta. L’ho ripetuto molte volte ai miei figli e nipoti, ma riesco davvero ad accettarlo?

Resilienza - Una persona può sopportare una perdita sconvolgente e tuttavia sopravvivere prosperare. Il Piano B può diventare il Piano A.

Relazioni - Stefano non “ce l’ha fatta da solo.” I documenti mostrano che, ad ogni passo, era circondata da persone che lui chiamava e chiamavano lui.

Speranza - Dopo la tragedia, Stefano si rivolse verso cose buone: altri figli, una nuova moglie, il matrimonio di un figlio. Sembrò riuscire a vedere attraverso la nebbia fitta del lutto e della perdita, trovando un tizzone ardente di speranza, e lo seguì.

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