Giorgio Scichilone
Carissimi, per belmontesi d'eccezione, oggi propongo un'intervista concessami dal
professore
associato di Storia delle Istituzioni Politiche presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Palermo Giorgio Scichilone.
Che ricordi hai
della tua infanzia e adolescenza vissute a Belmonte?
Ricordi
meravigliosi. La mia infanzia è stata segnata dalla presenza dei miei nonni, io
sono cresciuto nel bar di mio nonno Giorgio, che a rievocarlo oggi ha un sapore
quasi mitico, il bar del corso. Sono cresciuto in quell’atmosfera speciale,
passando tra le braccia di tante persone che erano frequentatori abituali di
quel bar, che era un luogo di incontro di tante persone e gruppi. L’adolescenza
invece l’ho vissuta all’insegna dell’impegno ecclesiale e civico. Giovanissimo
ho promosso insieme ai miei amici la ricostituzione dell’Azione cattolica a
Belmonte, e abbiamo svolto innumerevoli attività formative e iniziative di
carattere sociale.
Quale percorso di studi ti ha portato ad essere professore
associato di storia delle istituzioni politiche?
Io mi
sono iscritto alla facoltà di scienze politiche di Palermo perché avevo una
predilezione per le tematiche storico-politologiche. In quel momento non potevo
immaginare che la mia passione scientifica sarebbe diventata il mio mestiere,
anche se questo era il sogno che coltivavo. Dopo la laurea ho fatto alcuni
tentativi in Italia per proseguire con un dottorato, che ho vinto alla fine
alla Sapienza di Roma. E da lì, naturalmente non senza difficoltà, sono
arrivati ulteriori passaggi e riconoscimenti. Un soggiorno di specializzazione
a Cambridge, il posto di ricercatore, poi l’associatura, una fellowship ad
Oxford, e adesso l’abilitazione a professore ordinario di storia delle
istituzioni politiche.
Pochi giorni fa, si è chiusa la IV edizione della Summer School
di Marsala. Spiegaci, per chi non ne fosse a conoscenza, di cosa si tratta e
come è nata l'idea di realizzarla.
La Summer
School di Marsala organizzata dal mio Dipartimento di Scienze Politiche e delle
Relazioni Internazionali è un progetto che è nato direi quasi casualmente,
attraverso l’input di miei allievi, e oggi è divenuta una realtà di rilevo
scientifico a livello internazionale. Abbiamo fatto una convezione con il
comune di Marsala e questo ci permette di usufruire di alcune agevolazioni
logistiche in quella meravigliosa città. Essere Direttore di questo progetto è
molto gratificante, ancorché faticoso: ogni anno studiosi illustri e corsisti
da tutta Italia vengono a trovarci per trascorre una settimana di
approfondimento sui temi dell’attualità politica e sociale che noi
approfondiamo con le metodologie e le competenze scientifiche proprie
dell’università.
Quest'anno il tema è stato il "Mediterraneo", qual è stato
il senso di tale scelta? A quali conclusioni si è giunti su tale tema?
Ritengo che
noi, come università di Palermo, abbiamo il dovere di studiare il Mediterraneo,
uno dei luoghi più sollecitati della geopolitica del nostro pianeta e un’area
speciale della storia universale. Noi come Sicilia siamo al centro appunto di
quello che gli storici hanno definito “continente liquido”. Portiamo questa
centralità nella nostra cultura, nelle nostre città, nella tradizione
artistica, nei nostri monumenti, direi nel nostro dna e nella nostra pelle, e
siamo chiamati a studiare e quindi provare a spiegare le questioni che
ripropongono, come sempre nei millenni è avvenuto, il “mare nostrum” come luogo
di incontro e di scontro, di inclusione e contaminazione ma anche di ostilità e
divisione.
Mi è stato
insegnato (per riprendere la memoria personale con cui abbiamo aperto questa
conversazione) che “ignoti nulla cupido”, non c’è amore per ciò che non si
conosce. Il compito della cultura è quello di conoscere, e quindi di
comprendere anche tutto ciò che è altro, per abbattere i pregiudizi (frutto di
ignoranza, paura, diffidenza) e dare un contributo alla tolleranza e al
rispetto degli altri. Le civiltà che il Mediterraneo ha generato hanno condotto
a queste conquiste, che tuttavia non sono mai definitive e sicure, come la
storia e l’attualità ci mostrano. Se c’è un risultato a cui l’intero progetto
pluriennale della summer school ambisce, è quello.
Condivido le teorie di Giorgio Schichilone. Complimenti per l'intervista.
RispondiElimina