Il Lattaio


Nella Belmonte di una volta l'approvvigionamento del latte avveniva in modo molto diverso rispetto ad oggi. Per descrivervi come avveniva, vi racconterò la giornata tipo di un lattaio dei tempi andati, diciamo fino alla metà degli anni '70.
La giornata del lattaio cominciava alle 5 del mattino, dopo una veloce colazione si recava subito alla stalla, "o stannuni", lì spesso trovava delle mamme o dei papà con un loro figlio infreddolito che lo aspettavano, l'attesa era dovuta ad un motivo clinico: quando il bimbo aveva una forte tosse, vi era l'usanza di portarlo in una stalla per respirare l'aria che vi era all'interno subito dopo l'apertura. A quanto pare era salutare.
Il lattaio subito dava il cibo alle mucche, lì "cuvirnava", puliva un po' la stalla, strigliava gli animali e preparava due mucche, attaccandogli i loro vitellini alla coda, per uscire a vendere, "spartiri", il latte.
Il lattaio in questione, di cui credo non tarderete a capire l'identità, faceva la prima sosta all'incrocio tra via Vallone Ponte e via Sancipirello, lì le nostre nonne si recavano con le marmitte, contenitori di latta, affinché il lattaio lì riempisse, egli mungeva il latte all'interno di suoi contenitori in latta da 250 ml ("u quartu i litru") da 500 ml ("u mezzu litru"), e da un litro. Successivamente versava il contenuto nelle marmitte. Le massaie lo pagavano e giunte a casa, una volta bollito il latte lo bevevano o lo davano ai piccoli.
Il lattaio continuava il suo giro, seconda fermata in piazza, poi nel corso ed in fine in piazzetta Mazzini. Finito il giro, saliva sul camioncino ed andava a mietere, "fari", erba. Batteva maggiormente le zone di Misilmeri al di là dell'Eleuterio, "don Cola" e "Risalame" il più delle volte. Tornato in paese, scaricava l'erba ed andava a pranzare; fatto ciò, tornava alla stalla, ridava da mangiare alle bestie, la ripuliva e soltanto alla fine tornava a casa. Tutto ciò ogni giorno, le mucche non lo sanno se è domenica o e festa, purtroppo.

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