Rischio idrogeologico a Belmonte Mezzagno

Carissimi amici, l'episodio alluvionale capitato a Palermo il 15 luglio ha fatto sì che i tempi di pubblicazione di questo post si siano ridotti perché se quella bomba d'acqua si fosse concentrata su Belmonte Mezzagno i danni sarebbero stati nemmeno immaginabili. In questo post approfondiremo l'idrografia del torrente Landro ed esamineremo ciò che è successo nelle alluvioni del 2007 e nel 2009. Vi ricordo che questi approfondimenti sono stati possibili soltanto grazie all'intenso studio realizzato dall'Ing. Cristina Rita Mazzola durante la stesura della propria tesi.

Idrografia del Torrente Landro

Il Torrente Landro, che ha origine dai rilievi che circondano il paese di Belmonte Mezzagno ( M. Grifone, P.zzo Neviera, Pizzo Cervo, Cozzo Pomara e M. Frumento), ha come affluenti di destra idraulica, a monte, il torrenti Janselmo, più a valle i torrenti Casale e Pantaleo, mentre in sinistra idraulica il torrente Spatola e un canale che si origina dal Monte S. Caterina.
Il Landro si sviluppa, nella parte iniziale, con andamento rettilineo e senza grosse evidenze erosive; nella parte mediana, in corrispondenza del Monte Frumento, si incassa fra le rocce carbonatiche circostanti, acquista una maggiore pendenza di alveo ed assume un andamento sinuoso si congiunge con l’asta principale del F. Eleuterio in prossimità del centro abitato di Misilmeri.
Il bacino imbrifero è caratterizzato da un regime pluviometrico di tipo mediterraneo, ovvero torrentizio, che determina periodi di assoluta siccità alternati a periodi con elevati deflussi.
All’interno del paese si trovano, ubicati ad ovest e sud ovest dell’abitato, tre pozzi comunali:uno dei tre ricade in C.da Janzelmo, alle pendici di un rilievo calcareo dolomitico che culmina alla quota 851 del Pizzo Mezza Luna, mentre gli altri due, ubicati sulla sponda destra del torrente Landro, ricadono all’interno della estrema periferia sud-occidentale dell’abitato alle pendici del predetto rilievo, culminante alla quota 853 del Pizzo Neviera.
Volendo fare una breve descrizione storica sui cambiamenti che ha subito la rete idrografica di Belmonte Mezzagno, tramite una raccolta di informazioni avute dai tecnici che hanno seguito i lavori a quei tempi, è necessario sottolineare come il paese era attraversato da tre torrenti Janselmo, Spatola e Santa Caterina, che col passare degli anni, in particolare già dagli anni 50 in cui il paese ha avuto un notevole sviluppo edilizio, ma con maggiore importanza dal 1981 al 1991, sono stati canalizzati: le acque bianche in un tubo armco da 3000 mm e le acque nere in due pozzetti laterali da 500 mm fino a raggiungere l’impianto di depurazione ( ad oggi inutilizzato) realizzato a valle del paese. Inoltre ogni 50 -100 m erano stati realizzati dei gradoni per diminuire le velocità e consentire la decantazione del materiale detritico. Se quindi prima i torrenti percorrevano a cielo aperto il paese, oggi risultano tombati. Infine nel 1988, come si legge dagli archivi consultati presso il Comune di Belmonte Mezzagno, “in seguito alle improvvise precipitazioni atmosferiche verificatesi nel mese del novembre 1987 si sono verificati scoppi delle fognature limitrofe…”, si sono eseguiti dei lavori di somma urgenza per l’incanalamento definitivo del T.janselmo e la realizzazione ad opera del Comune della vasca d’espansione a valle di esso.

Eventi calamitosi: Alluvioni del 2007 e del 2009


Il Comune di Belmonte Mezzagno è stato interessato nel 2007 e nel 2009 da eventi metereologici avversi ed eccezionali, non se ne ricordano simili nella storia del Comune se non quello documentato negli archivi del Comune nel 1987, caratterizzati da precipitazioni particolarmente intense e fortemente localizzate tali da causare danni ad infrastrutture pubbliche e private con gravi disagi e situazioni di pericolo per la pubblica e privata incolumità. Tali eventi temporaleschi, hanno causato il distaccamento dalle montagne di massi, pietrame, terriccio e fanghiglia che si sono riversati con imperiosa furia su strade pubbliche e private, su alcune abitazioni civili, sui torrenti a monte, i quali, non riuscendo a contenere l’enorme quantità di acqua e detriti, finivano con l’ostruire i canali armco che attraversano il centro urbano e sfociavano nel versante estremo a valle. Lo scenario che si apriva era il seguente: strade allagate e piene di detriti, abitazioni, scantinati e magazzini di proprietà privata allagati dalla fanghiglia, autovetture trascinate dalla fanghiglia, alcune di queste con persone a bordo le quali venivano prontamente soccorse dai Vigili Urbani, dai Carabinieri e da volontari della Protezione Civile, autovetture in sosta che venivano violentemente urtate da cassonetti dei rifiuti trascinati dall’acqua e dal fango, tombini saltati in aria a causa della forte pressione interna delle condutture sotterranee con la conseguente fuoriuscita di liquami e fango, vari incidenti e traffico in tilt, code e ingorghi che hanno attanagliato le vie principali del paese. Il violento nubifragio ha comportato danni ai terreni agricoli e precisamente: lo sradicamento di alberi, l’abbattimento di recinzioni e muretti di contenimento, l’interramento di canali di riflusso nelle linee d’impluvio dei terreni nonchè il depauperamento della coltre detritica dei terreni a monte che ha causato lo smottamento e lo scoscendimento dei terreni. Di conseguenza le colture sono andate distrutte dall’inondazione e dall’accumulo di detriti e fanghiglia.

Nei costoni rocciosi di c/da S. Caterina e c/da Bosco, aree dissestate ad alto rischio idrogeologico, si sono verificati smottamenti di terreno con conseguente caduta di pietrame e detriti di varia natura che hanno invaso con forma bruta i torrenti ed il canalone “Armco” interrato che attraversa il centro abitato e sfocia a valle nel vallone “Landro”. Molti privati hanno subito ingenti danni ai propri beni immobili e mobili richiedendo intervento ed indennizzo al Comune.
Nel 2009, come detto, le piogge alluvionali che hanno nuovamente colpito il Comune di Belmonte Mezzagno nei giorni 16-21-25 settembre 2009, nonché l’1.10.2009, hanno causato svariati danni alle infrastrutture pubbliche e private, provocando disagi e situazioni di grave pericolo per la pubblica e privata incolumità. Le abbondanti piogge di natura torrenziale in particolare, hanno determinato di nuovo la caduta di ingenti massi, nonché di svariate quantità di detriti che si sono riversati nelle pubbliche e private vie e nelle civili abitazioni creando panico ed impotenza da parte dei cittadini e delle autorità stesse.

Lo scenario che è apparso subito dopo l’alluvione è stato ed è, in certi casi in talune zone del comune, catastrofico. Si è nuovamente assistito ad una serie di danni che hanno interessato nuovamente le stesse zone del 2007 causando stavolta danni ancora più evidenti.

Considerazioni sugli eventi accaduti

Constatando i pericoli derivanti dai danni,di entrambi gli eventi (2007 e 2009),che sono stati arrecati dagli eccezionali eventi atmosferici, alle sedi viarie, agli impianti della rete fognaria, idrica, si ritiene che tutto quanto esposto sia stato causato dall’otturazione dell’armco (avente il diametro di ml.2 a monte del paese e che l’intero centro abitato termina a valle con un diametro di ml.3). Da una valutazione tecnica, si può ben evincere che il diametro a monte dell’armco non è più idoneo a ricevere l’enorme quantità di fango e detriti che i salti di via Trazzera La Scala già colmi di detriti non riescono più a frenare.
Detti detriti, non essendo più fermati dai salti suddetti, si riversano all’interno dell’armco causandone l’otturazione, con conseguente riversamento di ingenti quantità di acqua e detriti per le vie del paese che, con una pericolosa velocità, sono stati trasportati a valle.
Inoltre la vasca di decantazione sita a valle del Torrente Ianselmo, piena di detriti e non sufficiente, non riesce ad assolvere il suo compito di vasca di decantazione e di convogliamento delle acque nell’armco successivo ad essa.

Conclusioni 

Negli ultimi anni si verificano sempre più disastri ambientali e, per tale motivo, si sta rivolgendo particolare attenzione al territorio che l’uomo occupa, con una maggiore consapevolezza della possibilità di realizzare difese più idonee a fronteggiare eventi calamitosi, lasciando alle spalle il disinteressato e improprio uso delle risorse del territorio, che fino ad oggi ha portato a conseguenze devastanti.

Il rischio idrogeologico è uno dei maggiori problemi ambientali che interessano l’Italia e nello specifico la Sicilia i cui comuni sono al 70% a rischio, per l’inopportuno utilizzo del territorio fatto nel passato.

L’uomo, nel tempo, ha edificato in aree non idonee, per l’incapacità di saper pianificare sia a livello urbano che territoriale, sfruttando zone a rischio idraulico, semplicemente perché più fertili e con maggiori disponibilità di risorse idriche o perché più appetibili alla edificazione, tralasciando la manutenzione delle zone di montagna. Tutto ciò, nel tempo, ha agevolato l’insorgere di eventi calamitosi e causato drastiche conseguenze.

Nell’ambito della presente tesi, questa realtà è molto visibile nel Comune di Belmonte Mezzagno, che è stato edificato proprio sui torrenti che oggi non riescono più a seguire il loro percorso naturale. Le portate in transito più elevate non riescano ad essere ben convogliate e per tale motivo vengono messe in pressione le reti idrica e fognaria creando momenti di pericolo per la vita umana ed ogni attività sociale ed economica. La tombatura dei torrenti, se da un lato ha fatto sì che aumentasse il territorio disponibile all’urbanizzazione, dall’altro ha comportato che il territorio non si potesse adattare alla nuova entità di piogge modellando gli spazi naturali a disposizione, bensì alle opere di antropizzazione, reagendo anche in maniera aggressiva.

Il territorio è in continua evoluzione ed è esso stesso a decidere come adattarsi; l’uomo deve agire di conseguenza rivalutandolo e agendo per i propri fini senza deturparlo.

Un modo attraverso il quale l’uomo può utilizzare il territorio difendendolo dal rischio idraulico è quello di utilizzare o creare opportunamente aree che, consentendo il temporaneo accumulo in eccesso, riducano il picco dell’onda di piena, effettuando un vero e proprio processo di laminazione. Esse costituiscono pertanto una forma di mitigazione del rischio idraulico, la cui incidenza varia a seconda dell’estensione e della capacità di accumulo. Pertanto, tali zone non dovrebbero essere urbanizzate e, se previste come misura di mitigazione del rischio, dovrebbero avere un’estensione correlata alla probabilità dell’evento.

Altra causa di allagamento da considerare è anche la tipologia dei corsi d’acqua ovvero il regime che li caratterizza, per poterne valutare il trasporto solido. Infatti, a differenza dei corsi d’acqua che attraversano le zone pianeggianti, quelli a carattere torrentizio possono determinare situazioni a forte rischio a causa dell’azione di scavo e trasporto che essi esplicano. Tale azione è fortemente dipendente, oltre che dal regime di moto, dalla litologia dei terreni attraversati. Ne risulta che l’eccessiva erosione può portare alla modifica dei percorsi e, nel peggiore dei casi, alla formazione di colate di detrito ovvero alla formazione di un deflusso rapido di materiale solido e liquido in grado di travolgere tutto ciò si trovi lungo il canale e nelle adiacenze, con effetti spesso devastanti. Nel territorio studiato nella presente tesi risulta necessario effettuare interventi idraulici dell’alveo atti a mitigare il rischio lungo il corso dei torrenti e nelle aree ad essi adiacenti.

Un’altra forma di allagamento è rappresentata dal deflusso superficiale. Ne sono causa eventi di pioggia intensi e persistenti, tali che venga superata la velocità di infiltrazione o addirittura venga raggiunta la condizione di saturazione del terreno. In questo caso, i volumi d’acqua vengono drenati attraverso la superficie per cui ne deriva una forte dipendenza da fattori quali: pendenza, scabrezza, permeabilità, presenza di ostacoli.

Quest’ultimo fattore risulta di fondamentale importanza nel caso di centro urbano dove la presenza di edifici e strutture costituisce un ostacolo al libero deflusso dell’acqua e la rilevante presenza di superfici impermeabili aumenta il rischio di allagamento associato al fenomeno. L’impermeabilizzazione del suolo riduce infatti la capacità del terreno di assorbire i volumi d’acqua temporaneamente presenti sulla superficie. L’ambiente urbano, nella realtà, è interessato più frequentemente da inondazioni dovute al cattivo funzionamento dei sistemi di drenaggio. Tra le cause sicuramente vi è la pioggia intensa che può mettere in crisi l’intero sistema di drenaggio, creando una condizione di sovraccarico dello stesso. Questo spiega la necessità di fare riferimento al concetto di tempo di ritorno nella progettazione di opere idrauliche. Tuttavia, progettare opere con elevati tempi di ritorno, sebbene offra maggiore sicurezza in termini di rischio, diventa oneroso e a volte insostenibile dal punto di vista economico.

Nella presente tesi è stato sviluppato lo studio del rischio idraulico che interessa il Comune di Belmonte Mezzagno nel cui territorio numerosi edifici, nelle immediate vicinanze dei corsi d’acqua, risultano a rischio. Tramite lo studio idrologico, l’esame di precedenti episodi di allagamento e l’analisi idraulica, è stata stimata l’estensione delle aree inondabili di cui si sono redatte delle carte e, quindi, sono state proposte, come opere di mitigazione del rischio idraulico, delle vasche di laminazione a monte dei corsi d’acqua, per le quali è stato determinato il volume idoneo a contenere il picco dell’onda di piena. In ogni caso la salvaguardia degli esposti dovrà essere assoggettata al rispetto di un piano di protezione civile.

Bisognerebbe anche assicurare una frequente pulizia delle caditoie e dei tombini,

rimozione del materiale detritico e /o dei rifiuti che riescono ad entrare all'interno delle condotte che incanalano le acque sotto strada (armco), sopratutto a monte dove spesso si riscontrano rifiuti abbandonati di ogni genere che riducono la sezione.







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